La battaglia legale che vede contrapposte Apple da una parte e Samsung dall’altra entra in una fase alquanto delicata. La disputa è passata infatti sotto la responsabilità della Suprema Corte degli Stati Uniti.
Dopo aver raccolto tutte le informazioni del caso, la Corte ha concesso al colosso asiatico la possibilità di contestare la cifra che si stima avere incassato grazie alla vendita di 11 modelli di smartphone, di quegli 11 smartphone che a detta dei giurati avrebbero violato il design di iPhone. Inizialmente si parlava di un caso da 930 milioni di dollari, in un secondo momento le stime sono state abbassate a 399 milioni di dollari, ma dato l’invito della giuria americana spetterà ora a Samsung dimostrare quanto ha incassato dalla vendita di quei prodotti incriminati.
Se a primo impatto sembra trattarsi di un invito accomodante, in realtà Samsung non ha alcuna intenzione di cascarci: secondo il colosso di Seoul, infatti, è sbagliato che i giurati americani chiedano il pagamento di una cifra che corrisponde alla totalità dei profitti generati dalla vendita degli smartphone incriminati.
Perché uno smartphone lo si vende non solo sulla base del design – che Apple ha per l’appunto rivendicato – ma anche per tutta una serie di componenti interni ed esterni. «Uno smartphone è smart perché contiene centinaia di migliaia di tecnologie che lo fanno funzionare», ha precisato a questo proposito Kathleen Sullivan, avvocato di Samsung.
Viviana Bottalico