Criptovalute in Italia, il Fisco cambia le regole: ora rischiano di essere un incubo di tasse
Anno nuovo, vita vecchia. Le crypto sono sempre l’ombelico del mondo economico-finanziario, ma dal 2023 c’è una novità.
La prima legge di bilancio emessa dal governo presieduto da Giorgia Meloni, infatti, ha portato nel 2023 una nuova regolamentazione per chi ha investito, o vuole investire adesso, su quelle monete digitale che, a differenza di quelle tradizionali, non si possono toccare con mano, né sono tracciabili o controllate da alcuna autorità.
La volatilità delle crypto è sempre stata alla base di riflessioni legislative e regolamentazioni, ora l’inquadramento è quello dell’introduzione in primis di una nuova categoria, denominata “redditi diversi“.
Crypto alla stregua delle vincite in una lotteria, per esempio, di concorsi a premi o delle scommesse (legale), insomma i premi derivanti da prove di abilità o dalla sorte e quelli attribuiti in riconoscimento di particolari meriti artistici, scientifici o sociali.
In questi redditi diversi sono stati inseriti anche gli NFT, quel tipo speciale di token che rappresenta l’atto di proprietà ed il certificato di autenticità, scritto su catena di blocchi, di un bene unico, digitale o fisico fa lo stesso.
Bisogna pagare le tasse sulle crypto. Ecco come e quanto
Dal punto di vista normativo, Crytpo e NFT sono racchiusi nell’articolo 31 (a seguire) della Legge di Bilancio made in Giorgia Meloni. Sono stati innanzitutto definiti, valutati, rideterminati dal punto di vista del loro valore, regolamentati, e soprattutto tassati in base a un’imposta di bollo.
Una volta definite le cripto, dall’articolo 31, sono state regolamentati dal governo che per la tassazione non devono essere inferiori, complessivamente, a duemila nel periodo d’imposta, inseriti in tre regimi diversi: quello della “dichiarazione”, “risparmio amministrato” e “risparmio gestito”.
Va detto che chi ha crypto ma non le dichiara, adesso va incontro a una sanzione, pari allo 0,5% per ciascun anno sul valore delle attività non dichiarato; ma nel caso in cui le crypto non dichiarate portano reddito, la multa si alza fino al 3,5% del loro valore. Inoltre è concessa la determinazione del valore di acquisto a patto che sia a assoggettato ad una imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, nella misura del 14%. Bisogna pagare le tasse, in estrema sintesi, sulle crypto, bitcoin ma non solo. Non solo. Dall’inizio del 2023 c’è anche un’imposta di bollo per le crypto-attività: il due per mille annuo del relativo valore, con modalità e termini di versamento che sono gli stessi di quelli ordinariamente previsti per l’imposta di bollo.