DJI | Un progetto mette a rischio piloti e droni: la verità che c’è dietro fa paura
La società tecnologica di Shenzhen sembra proprio nascondere qualche segreto. Una avviso che lascia molte perplessità.
Cosa c’è dietro la decisione di DJI, di non voler più produrre AeroScope, il sistema di rilevamento dei droni accusato di aiutare i russi a prendere di mira e attaccare i piloti di droni ucraini, come individuato per la prima volta da UAV Hive? Per il momento si possono fare solo pensieri estemporanei, in mancanza di notizie esaustive e soprattutto ufficiali. Dietrologia, perché quando c’è di mezzo una guerra sono tutti un po’ colpevoli e c’è sempre qualcosa che non si capisce fino in fondo, ma che ha un secondo che può sfuggire a una comprensione tanto superficiale quanto sommaria di come stanno veramente le cose.
Ma perché tante illazioni? Il punto di partenza è quelle pagina online di recente cambiate con un nuovo e misterioso pop-up che recita in maniera troppo sintetica. “AeroScope non è più in produzione. Per le ultime novità in fatto di tecnologia DJI, consulta i nostri consigli sui prodotti di seguito”. Nessuna spiegazione, nulla. Solo silenzi assordanti che offrono spunti di riflessione. E, chiaramente, congetture.
Fatto sta che DJI non ha annunciato formalmente l’interruzione del prodotto e non è ancora chiaro se i dispositivi AeroScope esistenti perderanno funzionalità o se la piattaforma scomparirà per sempre.
Secondo UAV Hive, questo cambiamento delle carte in tavole indicherebbe che l’azienda cinese starebbe, condizionale d’obbligo, lavorando a una seconda versione del ricevitore. Ma non c’è l’ufficialità dal momento che non c’è stata nessuna risposta ufficiale alla domanda formale dell’autorevole The Verge, che ha chiesto ulteriori info, ma senza ricevere nessuna risposta.
Le accuse dietro i silenzi
Altri silenzi, dunque, che alimentano le supposizioni. DJI descrive la sua tecnologia AeroScope come una “piattaforma completa di rilevamento dei droni” in grado di identificare e tracciare i droni in tempo reale utilizzando i segnali del ricevitore trasmessi dai nuovi droni DJI. Sebbene il prodotto fosse originariamente destinato all’uso da parte delle forze dell’ordine o di altre agenzie governative per monitorare i droni che volano in aree potenzialmente pericolose e per rintracciare i loro piloti, la tecnologia è diventata motivo di preoccupazione nel bel mezzo della guerra tra Russia e Ucraina.
L’anno scorso, il vice primo ministro ucraino, Mykhailo Fedorov, ha accusato DJI di “aiutare” la Russia nella guerra in Ucraina, in quanto dei soldati di Putin avrebbero utilizzato i ricevitori AeroScope della compagnia per trovare e attaccare gli operatori di droni ucraini. Non solo.
Ci sarebbe l’aggravante di quei segnali trasmessi dai droni DJI non crittografati, anche se inizialmente DJI aveva ammesso a The Verge che in realtà lo erano, consentendo ad altri tipi di ricevitori di captarli. Guarda caso, dopo queste reiterate acccuse, DJI ha finito per bloccare le spedizioni sia in Russia che in Ucraina. Ora quello scarno pop-up, dietro al quale si nasconde un mondo.