Senza esclusioni di colpi. Continua il botta e risposta fra Microsoft e Google nella “battaglia” a chi sviluppa un qualcosa grazie all’ausilio dell’Intelligenza Artificiale.
OpenAI, di cui il colosso di Redmond è un fedele alleato, ha fatto un passo in avanti nei miglioramenti dell’ormai conosciutissimo, tanto famigerato quanto criticato e discusso ChatGPT, con GPT-4. Ma il gigante di Mountain View non resta con le mani in mano e rilascia un primo esperimento che ti consente di collaborare con l’IA generativa.
Questo è Google Bard. Un progetto presentato da Google già a febbraio, ma con una falsa partenza: quell’errore in un annuncio, che ha immediatamente messo in secondo piano il chatbot del gigante di Internet rispetto al ChatGPT di Microsoft. Persino i dipendenti di Google hanno definito quel lancio “affrettato”. Chissà se sarà buona la seconda.
“Oggi stiamo iniziando ad aprire l’accesso a Bard, un primo esperimento che ti consente di collaborare con l’IA generativa – si legge nel lancio ufficiale di Google, stavolta senza errori – ciò segue i nostri annunci della scorsa settimana mentre continuiamo a offrire utili esperienze di intelligenza artificiale a persone, aziende e comunità”.
Al via con le parole, sono seguiti i fatti, tutti dentro l’apertura della piattaforma AI a un numero per il momento limitato di utenti in paesi selezionati: Stati Uniti e Regno Unito. Gli utenti di queste nazionali potranno iscriversi liberamente a Google Bard, un prodotto di intelligenza artificiale generativa con piani per espandere la disponibilità nel tempo in più paesi e lingue.
L’alternativa a ChatGPT-4
Google Bard è alimentato da un modello di linguaggio di ricerca di grandi dimensioni, un LLM considerato dal colosso di Mountain View come un motore di previsione. “Quando viene data una richiesta – spiegano dalla California – genera una risposta selezionando, una parola alla volta, dalle parole che probabilmente verranno dopo. Scegliere la risposta più probabile ogni volta non porterebbe a risposte molto creative, quindi è stata presa in considerazione una certa flessibilità “.
Insomma, proprio come ChatGPT-4 di OpenAi-Microsoft, anche Google mette le mani avanti per il suo Bard. Sundar Pichai, numero uno di Google, ha condiviso che 80.000 dipendenti hanno contribuito a testare Bard, rispondendo all’invito all’azione il mese scorso, una sorta di alert mentre Microsoft si beava di ChatGPT che includeva un appello ai lavoratori di riscrivere le risposte sbagliate del chatbot.
Pichai ha anche affermato che la società sta cercando di testare in modo responsabile e ha invitato 10.000 tester di fiducia “da una varietà di background e prospettive”. Proprio come ChatGPT-4 siamo ancora in una fase embrionale dell’ambizioso progetto. Ma Google qualcosa la doveva pur fare per rispondere a Microsoft.