ChatGPT, l’intelligenza artificiale che crea contenuti in pochi secondi, sta allarmando Sundar Pichai, CEO di Google.
Sarebbe curioso poter chiedere ad Isaac Asimov un pensiero riguardo a quello che sta accadendo in questi ultimi tempi. L’IA, l’intelligenza artificiale, sta diventando un tema sempre più concreto e di rilievo non solo per il futuro, ma per l’attualità delle operazioni umane.
Ci siamo sempre lasciati affascinare dai racconti fantascientifici, qualsiasi essi siano. I racconti di un futuro più o meno lontano, dominato da robot, o androidi, in grado di esercitare con coscienza quelle attività che fino a poco prima erano esclusivo appannaggio del genere umano. In questi giorni, la ribalta di ChatGPT ci ha portato un po’ più avanti in questo pensiero.
In parole povere, questa nuova IA riesce a creare contenuti testuali in pochissimi secondi. Per farlo basta dare un input, qualche indicazione generica sulla finalità e qualche altra sull’argomento del testo. Possiamo tranquillamente affermare che, se non altro, questa nuova frontiera spaventi chiunque in giro per il mondo, non solamente gli addetti ai lavori.
La rivoluzione, infatti, è facilmente comprensibile. Quale può essere la qualità di un prodotto generato con un artificio informatico? E, soprattutto, quali sono gli scopi che possono essere perseguiti tramite questo nuovo mezzo tecnologico?
Il CEO di Google chiede aiuto ai fondatori
Queste e molte altre domande sono rimbombate nella testa di Sundar Pichai, a capo di Google. Il riferimento non è solo a ChatGPT: basti pensare a Dall-E, il generatore di immagini che “ruba” il lavoro di creativi e agenzie fotografiche. La novità, però, porta con sé sfide tutte da decifrare.
Per questo motivo il CEO di Google ha dovuto fare qualcosa che non si vedeva dal 2019: rivolgersi ai vecchi maestri, i fondatori di Big G Larry Page e Sergey Brin. Un po’ come avviene in molti film d’azione, l’allievo cerca il consiglio dei saggi.
La mossa è quasi dovuta. Google basa tutte le sue operazioni intorno al suo motore di ricerca. Un bot conversazionale come ChatGPT, per esempio, sta già mandando in crisi le ricerche. L’IA, infatti, può produrre grandi quantità di contenuti ottimizzati in ottica SEO in grado di conquistare parole chiave redditizie e alterare così la fruibilità da parte degli utenti.
Ovviamente, le conseguenze possono essere devastanti sia per svariate categorie di professionisti, sia per gli utenti che cercano contenuti specifici. Il rischio è quello di una bassa qualità dei contenuti abbinata a un alto tasso di disinformazione.