Lo smartphone vi ascolta sempre? Forse non è proprio come sappiamo, c’è una verità nascosta (e scomoda)
Com’è possibile che il nostro smartphone ci suggerisca pubblicità in base a ciò che diciamo ad alta voce? Davvero i nostri dispositivi ci spiano per sapere cosa vogliamo? Qual è la verità? Sfatiamo alcuni miti legati alla pubblicità che ci viene propinata sul web.
Gli ultimi decenni di innovazione tecnologica nel campo della comunicazion sono stati davvero frenetici. Molti avranno ancora negli occhi la prima presentazione ufficiale di un vero e proprio smartphone come lo intendiamo oggil, una rivoluzione propinata dalla Apple e da quel Steve Jobs che stupì il mondo semplicemente scorrendo il tasto “unlock” sul primo modello di iPhone. Eppure, oggi tutto rientra nella nostra quotidianità.
Il fatto di avere dispositivi sempre più interconnessi e in grado di comunicare ventiquattr’ore su ventiquattro ha posto alcuni problemi. Prima di tutto, infatti, questi device per funzionare correttamente richiedono una serie di permessi che li lasciano accedere alle nostre informazioni personali. Siamo ultra controllati? Dove sta il limite se parliamo di privacy? Proprio questa è stato uno dei cavalli di battaglia delle campagne marketing dei più grossi player del mercato fino a qualche tempo fa. Tutti noi ci saremo stupiti a causa di una pubblicità attinente a un prodotto o a un bisogno di cui avevamo fatto menzione a voce.
Gli smartphone non ci spiano: si tratta soltanto di un’illusione
Gli annunci che si visualizzano sul web possono trarre in inganno. Se parliamo di una necessità ad alta voce, ci sembra quasi che lo smartphone riesca a spiarci per poi riproporci ciò di cui stavamo parlando. In realtà, si tratta di un’illusione. Nessuno smartphone ci spia, nessun produttore e, soprattutto, nessun operatore telefonico. Il tutto è stato smontato dal Daily Mail, il quale ha fatto un test empirico. Ha creato un account Google senza connessioni social, se non quello con una pagina Facebook fittizia di un immaginario Robin.
Il test è poi proseguito parlando ad alta voce di vari prodotti, in modo che i device “ascoltassero”. Nei giorni successivi, nessun annuncio pertinente ai prodotti citati è stato visualizzato dall’utente immaginario del Daily Mail. Ciò che ci sembra una violazione delle privacy, in realrtà, si basa sulle ricerche che effettuiamo sui motori di ricerca. Da qui, infatti, derivano gli annunci relativi ai prodotti di cui ci sembra di aver discusso esclusivamente ad alta voce.