Formulare una domanda ben precisa, dare le giuste coordinate è l’unica maniera per rendere performante un’Intelligenza Artificiale, assoluta protagonista di questo 2023.
ChatGPT, ancora lui (o lei, fa lo stesso) sotto la luce dei riflettori. Il chatbot creato da OpenAI continua a creare spunti di riflessione su ciò che è capace di generare. A dividere e a porre dei dubbi sull’invasione della privacy. In Italia dopo la chiusura del Garante su bot di OpenAI, c’è stata un’apertura, data dall’incontro fra le parti, tramite una video-call alla quale hanno partecipato Sam Altman (CEO di OpenAI) il Collegio del Garante, Deputy General Counsel della società statunitense, Anna Makanju, responsabile Public Policy e Ashley Pantuliano, Associate General Counsel.
OpenAI resta delle sua convinzioni, certa di rispettare le norme in tema di protezione dei dati personali, ma ha confermato la disponibilità a collaborare con l’Autorità italiana per arrivare a una soluzione delle criticità rilevate dal Garante riguardo a ChatGpt. Anche l’Autorità nostrana ha ribadito di non voler osteggiare a priori lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale dichiarando la volontà di valutare le misure proposte da OpenAI. Finora tante parole, ma un’apertura da entrambe le parti, c’è. E va sottolineata.
Anche perché uno Youtuber ha messo in evidenza le vulnerabilità che a tutto oggi non rendono inattaccabile Chat-GPT, ma in generale qualsiasi dispositivo nato sotto il segno dell’Intelligenza Artificiale.
Enderman ha iniziato il suo esperimento chiedendo al bot di OpenAI di generare una chiave valida per Windows 95.
“Non posso generare una chiave Windows 95 valida – risponde il bot, in un video postato da Enderman su Youtbe – le chiavi di attivazione sono univoche per ciascuna installazione e devono essere acquistate dal fornitore del software”.
La trappola è scattata
Ma lo Youtuber, non si è dato per vinto, rilanciando il suo esperimento attraverso altre domande, una su tutte, di generare trenta chiavi a determinate condizioni. Bingo.
ChatGPT, infatti, sollecitato da domande ben preciso e pur rispettando quei paletti dati dall’impossibilità di fornire le chiavi di attivazione univoche, acquistabili dal fornitore del software, ha generato le trenta chiavi di attivazione, rispettando le regole, ma dando a Endman quello che voleva. Con una di queste lo Youtuber è riuscito a entrare nel sistema operativo di Microsoft, dedicato ai PC IBM e compatibili con processore Intel 80386 o superiore.
Due sintetiche conclusioni: la prima è che l’intelligenza umana in molti casi è ancora superiore a quella Artificiale, e questa ne è un’ulteriore, piacevole, prova. La seconda è che con ChatGPT bisogna ancora andarci coi piedi di piombo.