Uno choccante studio da parte di uno scienziato informatico fa nascere tante domande spontanee: come sarebbe un mondo di immortali? Dove vivrebbero e soprattutto: ci piacerebbe vivere per sempre?
A quanto pare l’Ambrosia, quel cibo e quel nettare tano caro agli dei di Omero cui si attribuiva il potere di rendere immortale chiunque lo gustasse, non sarebbe poi così lontana. Tutt’altro. E’ di questo avviso Raymond Kurzweil. Un po’ inventore, un po’ scienziato informatico, un po’ saggista statunitense. Un po’ pioniere nei campi del riconoscimento ottico dei caratteri, nel text-to-speech, nelle tecnologie sul riconoscimento del parlato e degli strumenti musicali a tastiera elettronici.
Ebbene il futurista Ray Kurzweil avrebbe addirittura fissato alcune linee temporali molto specifiche per quando l’umanità raggiungerà l’immortalità e l’intelligenza artificiale (AI) la singolarità. Se le sue previsioni saranno attendibili non ci resterebbe che sopravvivere per i prossimi sette anni, dopo i quali la razza umana sarebbe in grado di diventare immortale. Notizia più shoccante di questa non potrebbe esserci.
Molte delle previsioni di Ray Kurzweil si sono rivelate vere, come quando aveva scritto, nel 1990, che un computer avrebbe battuto i campioni di scacchi del mondo umano entro il 2000. Così è stato. Come quando scriveva, in tempi non sospetti, dell’ascesa di computer portatili e smartphone, il passaggio a una tecnologia più wireless, prevedendo l’esplosione di Internet prima divenisse ovvio per tutti.
Nel 2010, ha persino rivisto le proprie previsioni: delle 147 previsioni che ha fatto nel 1990 sugli anni precedenti al 2010, 115 si sono rivelate “completamente corrette” mentre altre 12 erano sostanzialmente corrette e solo 3 erano completamente sbagliate.
Ci piace veramente questo ipotetico futuro?
“Il 2029 è la data coerente che ho previsto per quando un’intelligenza artificiale supererà un test di Turing valido e quindi raggiungerà i livelli umani di intelligenza”. Così ha detto Kurzweil a Futurism nel 2017. “Ho fissato la data 2045 per la singolarità dell’Intelligenza artificiale, ovvero quando moltiplicheremo la nostra intelligenza effettiva un miliardo di volte, fondendoci con l’intelligenza che abbiamo creato”.
In termini di immortalità, Kurzweil ritiene che entro il 2030 saremo in grado di “aumentare l’aspettativa di vita umana” di “più di un anno all’anno”. Parte di questo – esso stesso progresso verso la singolarità 15 anni dopo – vedrà i nanobot scorrere attraverso il nostro flusso sanguigno, effettuare riparazioni e collegare il nostro cervello al cloud.
Quando, e soprattutto se ciò accadrà, saremo in grado di inviare video (o e-mail se vuoi pensare agli aspetti più noiosi dell’essere un dannato cyborg) direttamente dal nostro cervello, oltre a eseguire il backup dei nostri ricordi. Ci piace veramente questo ipotetico futuro?