A prescindere da quel che sarà la versione definitiva del suo figlioccio più grande, OpenAI sta riuscendo nel suo intento.
Non passa che giorno che non si parli di ChatGPT. Che sia in maniera negativa (vietato in molte scuole internazionali, soprattutto negli Stati Uniti, Australia e un po’ a macchia d’olio in altri paesi a livello globale) o positiva (come l’ultima versione GPT-4, al netto di qualche problema di affidabilità) c’è sempre il chatbot di OpenAI al centro della discussione.
L’ultima in ordine cronologico è l’analisi di uno studio che metterebbe a rischio licenziamenti molti posti di lavoro, in tempo di crisi. Posti di lavoro che ChatGPT, quando sarà completamente credibile, potrebbe addirittura sostituire. Sfruttando proprio ChatGPT-4. OpenAI ha utilizzato il suo ultimo modello linguistico di apprendimento automatico per studiare le potenziali implicazioni dei modelli linguistici sulle occupazioni all’interno del mercato del lavoro statunitense.
Secondo queste basi circa l’80% della forza lavoro statunitense potrebbe avere almeno il 10% delle proprie attività lavorative influenzate da GPT, o trasformatori generativi pre-addestrati. Apriti cielo. C’è chi contesta pesantemente questa idea, chi la cavalca. Al netto di pareri discordanti, ma che fanno comunque rumore, almeno secondo questo report, circa il 19% dei lavoratori potrebbe subire un impatto su almeno il 50% delle proprie attività.
Il documento, scritto da ricercatori di OpenAI, OpenResearch e dell’Università della Pennsylvania, esamina l'”esposizione” delle attività lavorative all’intelligenza artificiale, “senza distinguere tra effetti di aumento del lavoro o effetti di sostituzione del lavoro”.
Le categorie a rischio
I ricercatori hanno definito “esposizione” come una misura del fatto che l’accesso a un sistema alimentato da GPT potrebbe ridurre il tempo necessario a un essere umano per eseguire una specifica attività lavorativa di almeno il 50%. Da qui alle categorie a rischio, il passo è breve. I lavoratori più esposti all’arrivo dell’Intelligenza Artificiale al posto di esseri umani, potrebbe investire almeno 15 occupazioni, al 100%. Matematici e preparatori fiscali, Analisti finanziari quantitativi, ma anche scrittori e autori, o progettisti di interfacce web e digitali. E ancora.
Ci sarebbero anche altre occupazioni ad alta percentuale, sebbene non al cento per cento: ricercatori di sondaggi (84,4), Interpreti e traduttori (82,4) specialisti in pubbliche relazioni (80,6) e scienziati animali (77,8).
“Abbiamo osservato che la maggior parte delle occupazioni mostra un certo grado di esposizione ai GPT – concludono gli autori dell’indagine, ricercatori di OpenAI e OpenResearch, e un team dell’Università della Pennsylvania – con occupazioni con salari più alti che generalmente presentano più compiti con un’elevata esposizione”.