L’arrivo di BeReal, con annessa catalisi dell’attenzione e conseguente esplosione, ha soltanto rinviato la “guerra” statunitense (ma non solo) nei confronti del numero uno dei social al mondo.
ByteDance, la società cinese attiva nel settore informatico che acquisì Musical.ly per circa un miliardo, unificandola a TikTok, rischia grosso. Potrebbe subire il divieto di operare nell’Unione europea – con conseguente ban – se non intensificherà gli sforzi per conformarsi alla legislazione dell’UE, quella dello scorso settembre.
Parole chiare e dure, che profumano di ultimatum, da parte l’alto funzionario che sovrintende al mercato interno dell’UE, direttamente al CEO di ByteDance, come rivelato dalla Reuters. TikTok, dunque, costretta ad allineare la propria attività al Digital Services Act (DSA) dell’UE, ha confermato il commissario europeo Thierry Breton a Shou Zi Chew, secondo una lettura dell’UE di una videochiamata col numero uno di ByteDance.
“Non esiteremo ad adottare l’intera portata delle sanzioni per proteggere i nostri cittadini se gli audit non dimostreranno la piena conformità“, le parole al vetriolo di Thierry Breton suono più che un campanello d’allarme per i genitori di TikTok.
ByteDance, però, ostenta fiducia nel suo operato, convinta di agire nel rispetto delle leggi. TikTok ha dichiarato in risposta di essere impegnato nei confronti del DSA e di aver anche delineato i suoi sforzi per conformarsi ad altre normative dell’UE, come le norme sulla protezione dei dati del GDPR e un codice di condotta sulla disinformazione. “TikTok è pienamente intenzionata a rispettare il DSA e le altre normative EU in materia – dice un portavoce – ma un ban nei confronti di TikTok in Europa non è stato oggetto di discussione tra le parti”.
TikTok si difende. Ma…
Caroline Greer, direttrice delle politiche pubbliche e delle relazioni di TikTok con il governo, si è lasciata andare a un commento sui social, Twitter per la precisione. “La sicurezza dei nostri utenti è fondamentale“, ma si vede che dall’UE non ne sono proprio convinti.
L’app di brevi video, di proprietà del conglomerato tecnologico cinese ByteDance, ha lavorato negli ultimi tre anni per contrastare le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla possibilità di accedere ai dati personali dei suoi cittadini e sul fatto che il suo contenuto sia manipolato dal Partito Comunista Cinese o da qualsiasi altra entità sotto l’influenza di Pechino.
La pressione su ByteDance è aumentata in seguito alla sua ammissione di suoi dipendenti che hanno avuto accesso improprio ai dati degli utenti di TikTok, come avrebbero ammesso a due giornalisti per cercare di identificare la fonte delle fughe di informazioni ai media. Ora l’attacco arriva dal Vecchio Continente.