Viaggi extra-terrestri: siamo arrivati alla svolta, abbiamo già una meta e potremmo arrivarci presto
La scoperta di un nuovo concept di veicolo spaziale potrebbe aprire nuovi orizzonti, oltre i limiti del sistema solare.
Sembra ieri quando la sonda spaziale Voyager 1 venne lanciata da Cape Canaveral, a bordo di un razzo Titan IIIE, per miracol mostrare: sorvola dei due pianeti giganti del nostro sistema solare come Giove e Saturno, in particolare il satellite Titano, per studiarne i campi magnetici, gli anelli e fotografarne i rispettivi satelliti. Sono passati 46 anni. E sì che sì che di passi in avanti ne sono stati fatti.
A quanto pare mai abbastanza. Ora un’idea rivoluzionaria potrebbe permetterci di andare oltre, rendendo fattibile un sogno insito dell’uomo-no limits: fuoriuscire dal sistema solare per capire cosa c’è oltre il conosciuto.
Da questa visione è partito Artur Davoyan. L’assistente-professore dell’Università della California, a Los Angeles, ha recentemente proposto un concept di propulsione a raggi pellet che potrebbe inviare un grande veicolo spaziale nello spazio interstellare. Il concetto, che ha il potenziale per consentirci di spingere un veicolo spaziale verso un altro sistema stellare nel corso della nostra vita, ha recentemente ricevuto una sovvenzione di 175.000 dollari dal programma Innovative Advanced Concepts della curiosa NASA, a conferma di un progetto alquanto interessante. E soprattutto fattibile.
Altro punto di partenza sono i razzi chimici di oggi, semplicemente non sono abbastanza veloci da portarci ben oltre il nostro sistema solare, in tempi ragionevoli. Così Artur Davoyan ha proposto la propulsione a pellet spingere più rapidamente un veicolo spaziale.
L’esperienza dei raggi pellet, la svolta definitiva?
Il nuovo concetto è stato in parte ispirato da Breakthrough Starshot, un’iniziativa da 100 milioni di dollari annunciata dal filantropo di origine russa Yuri Milner, già nel 2016. Breakthrough Starshot ha proposto di utilizzare milioni di laser addestrati su una minuscola sonda con una vela leggera per inviarla alla nostra stella più vicina, Proxima Centauri, in appena 20 anni.
Artur Dayovan e il suo team, invece, pensa di utilizzare due veicoli spaziali. Uno partirebbe verso lo spazio interstellare, mentre l’altro andrebbe in orbita attorno alla Terra. Da lì, il veicolo spaziale orbitale lancerebbe ogni secondo migliaia di minuscoli pallini metallici contro il veicolo spaziale interstellare. Sparerebbe anche un raggio laser da 10 megawatt sulla sonda interstellare o allineerebbe un laser sparato da terra verso l’astronave interstellare. Quel laser colpirebbe i pellet e li riscalderebbe al punto che uno strato viene rimosso e diventa plasma.
Un plasma che accelererebbe i resti del pellet e il raggio del pellet fornisce una spinta che spinge il veicolo spaziale a velocità enormi. Certo, tra il dire e il fare, c’è di mezzo uno spazio infinito, ma questa propulsione a pellet potrebbe essere davvero la svolta.